Bollicine si... ma made in Italy!

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  1. fashion_art
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    «Con un crollo del 66 per cento nelle importazioni di champagne in Italia i brindisi di fine anno con le bollicine d'oltralpe raggiungono il minimo storico e sono appena un terzo di quelli dello scorso anno». È quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi ai primi nove mesi del 2009, che confermano «il momento di difficoltà» per il prodotto francese che, durante nell'anno che si sta concludendo, ha dovuto contenere la produzione a 260 milioni di bottiglie, in forte calo rispetto ai 322 milioni del 2008.
    «Con la grave crisi dello champagne francese si consolida - sottolinea la Coldiretti - la leadership dello spumante in Italia, dove il brindisi Made in Italy stravince nel 98 per cento dei casi con circa 80 milioni di bottiglie stappate durante le festività sulle tavole degli italiani». In Italia sono stati prodotti 345 milioni di bottiglie nel 2009 con un fatturato stimato in 2,5 miliardo di euro. L'Asti Docg è in testa, continua l'organizzazione agricola, nella produzione nazionale con poco più di 80 milioni di bottiglie prodotte, seguito dal Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene con 50 milioni, anche se sono ben 160 milioni le bottiglie di Prosecco (Doc e non Doc) commercializzate. Il Veneto è la prima regione italiana per produzione davanti al Piemonte. In Italia, precisa la confederazione, sono state prodotte oltre 300 milioni di bottiglie con il metodo Charmat e 45 milioni con il metodo classico Champenois che differisce perchè la fermentazione non avviene in autoclave ma in bottiglia e comporta una lavorazione che può durare anche diversi anni con un prezzo finale più elevato.
    Il Made in Italy consolida il successo anche all'estero dove il maggior numero di brindisi italiani sono stati fatti, conclude la Coldiretti, in Germania e negli Stati Uniti, ma in forte crescita sono anche la Gran Bretagna e i Paesi emergenti.

    La notte dell'ultimo dell'anno i consumi di spumante e prosecco «saliranno dello 0,5% rispetto all'anno scorso, sfiorando quota 60 milioni di litri». Detto in altri termini, sono pronte ad essere aperte «circa 80 milioni di bottiglie, tra spumanti, prosecchi e champagne». Lo stima la Cia- confederazione italiana agricoltori, che invita a «non disperdere i tappi nell'ambiente e anzi conservarli per il riciclo». L'associazione spiega infatti che i tappi di sughero utilizzati per le bottiglie, pur non potendo essere riutilizzati per il medesimo scopo, possono essere riciclati e trovare nuovi impieghi. Per cui, «con un minimo di accortezza circa 3 tonnellate di sughero, invece di diventare "indecorosi tappeti di immondizia stradale" possono essere reinseriti nei cicli produttivi senza gravare sul patrimonio ambientale».

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    Carrefour propone uno champagne a 8,9 euro, tal Hubert de Claminger. E negli ipermercati di Leclerc ne è comparso un altro, pure lui finora sconosciuto, un certo Leo Deviroy, a 8,95 euro la bottiglia. I francesi guardano le pubblicità sbigottiti: robe da pazzi. Fino a qualche mese fa era difficile trovarne sotto i 12-13 euro, già considerato un prezzo conveniente. Sì, la bolla dello champagne in queste vacanze natalizie è scoppiata davvero. Chi alimenta il nuovo business? Non è chiaro. Le grandi maison, in testa Moët Chandon e le altre griffe del colosso Lvmh, assicurano che non sono loro a nascondersi dietro questi marchi fittizi. Ideali per liberarsi di stock invenduti.
    Facciamo un passo indietro. Fino al 2008 le maison sulle colline di Reims, la terra delle bollicine, hanno vissuto un boom senza precedenti, a livello di produzione, vendite e prezzi. Il primo chock? Quell'angoscioso settembre 2008, la bancarotta di Lehman Brothers: traders e compagnia, si sa, erano i più generosi consumatori. Poi la crisi economica reale. E la svalutazione di dollaro e sterlina. E così, al record storico del 2007 (338 milioni di bottiglie vendute) ha fatto seguito un 2008 a quota 322 milioni. E, ormai, le ultime stime per il 2009 indicano una flessione dell'11-12%. «In fondo si tratta di un ritorno ai livelli del 2006 – si difende Dominique Pierre, alla guida di Nicolas Feuillatte, che raccoglie 82 cooperative di produttori -. Rispetto ad altri settori, ci siamo difesi bene. Dopo un calo progressivo, siamo ora a una stabilizzazione». Quanto allo champagne low cost, Monsieur Pierre spiega che «certe società si sono ritrovate con problemi di tesoreria e hanno dovuto abbassare i prezzi, per ridurre gli stock arrivati a livelli insostenibili». E la grande distribuzione ne ha approfittato. E pure il consumatore, perché questo champagne è mediamente abbastanza invecchiato, il giusto almeno. E potrebbe venire dai magazzini di qualche griffe molto, molto conosciuta.
    Quale? Tutti i grandi dello champagne, in realtà, negano. «Non rientra assolutamente nella nostra politica di abbassare i prezzi per fare volume», ha dichiarato a Le Monde Christophe Navarre, presidente di Moët Hennessy, il polo vini, liquori e champagne di Lvmh. Che comunque, va ricordato, ha registrato nei primi nove mesi del 2009 un calo del 14% (e del 18% a tassi di cambio costanti) delle vendite, scese a 1,8 miliardi di euro, di gran lunga la peggiore performance di tutto il gruppo di Bernard Arnault, l'uomo più ricco di Francia. «Vendere a poco meno di 9 euro è una strategia che non porta da nessuna parte – continua Pierre -. Scendere sotto i 15-20 euro vuol dire lavorare praticamente sottocosto. E poi rovina l'immagine di lusso del prodotto». Assicura che anche la Nicolas Feuillatte, la sua azienda, non ha fatto ricorso all'espediente per fare cassa. Dice di immaginare chi siano i "colpevoli", ma che è un signore e nomi non ne farà. A fine 2008 tutte le maison avevano resistito e mantenuto i loro prezzi. Nel frattempo, però, il mercato è andato giù, soprattutto quello estero (nei primi 10 mesi del 2009, -27% nel resto della Ue e -31% al di fuori, mentre la Francia è calata "solo" del 2%). I magazzini non ce la fanno più a contenere gli stock, che globalmente hanno superato un miliardo e 300mila bottiglie. Come dire, 5 anni di vendite mondiali in tempi normali. Cifre da capogiro. Davvero robe da pazzi.
     
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  2. Nieto
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    Onestamente, per quanto non sia "filofrancese", nel settore "bollicine", mi sento di dichiarare che il prodotto Made in France è imbattibile......soprattutto se si tratta di fantastici Champagne da Enoteca :wub: e non di soluzioni low cost da supermercato. :sick:
    Se gli italiani, poi non possono permettersi di acquistare o ignorano gli champagne di livello, e ripiegano su dignitosissimi prodotti italiani della "Franciacorta" (nella migliore delle ipotesi, ancora costosette, però) o sui prosecchi o spumantelli da discount market (nella peggiore), non c'è niente di male, l'importante è essere soddisfatti del proprio acquisto, e al di là del protezionismo di mercato, essere sereni per le proprie scelte........ ;) allego la foto di uno champagne raffinatissimo, di una strordinaria maison e annata millesimata, che mi ha deliziato recentemente e che consiglio di provare agli appassionati delle "pure cuvèe blanc".....
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    preferisco un francese!

    Alcuni Italiani comunque le riserve.
     
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  4. fashion_art
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    Neanche del Ferrari\Lunelli non è comparabile al made in France?
     
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    CITAZIONE (fashion_art @ 1/1/2010, 13:07)
    Neanche del Ferrari\Lunelli non è comparabile al made in France?

    IL Giulio Ferrari va bene come il bellavista riserva Vittorio Moretti il confronti è alla pari
     
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    CITAZIONE (fashion_art @ 1/1/2010, 13:07)
    Neanche del Ferrari\Lunelli non è comparabile al made in France?

    A me pare un ottimo prodotto il Satin Bellavista, al pari di un buon Giulio ;)
     
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  8. bigio78
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    i francesi mi stan sulle balline, però gli champagne (quelli giusti) sono inarrivabili, e poi a me i franciacorta mi fan venire il bruciore di stomaco........e a pari prezzo ci sono dei produttori di champagne che gli fanno le scarpe.......ergo spendere per spendere champagne tutta la vita.....
     
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    chempagne ed alcuni bollicine (che però costano mica tanto di meno... se sono buoni)
     
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  10. 806686
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    Ciao a tutti!
    Mi aggiungo solo adesso a questa discussione e volevo apportare un mio contributo!
    Secondo me, a parte i già citati Giulio Ferrari (magari 97) e Vittorio Moretti possiamo anche provare ad assaggiare la riserva AnnaMaria Clementi di Cà del bosco!
    "Scendendo" di fascia secondo sono validi tutti i prodotti di Bellavista (saten e gran cuvèè ma anche il pas operè), degno di rispetto (delle mie papille gustative) c'è anche il ferrari perlè!
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    Io non sono un grande intenditore, ma con Ca' del Bosco NON ho MAI sbagliato!

    M.
     
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  12. 806686
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    Ciao Monegasque!
    Se posso dir la mia in franciacorta con cà del bosco nn sbagli mai, ma con bellavista sbagli ancora meno!!
    Cmq rosè a parte (perchè non lo apprezzo io, ma di nessuna cantina) Cà del bosco ha solo ottimi prodotti, anche se devo dire che secondo me da quando ha introdotto il prestige (bottiglia simil-cristal) la qualità è un pelino scesa.... Te che ne pensi??
    Cmq tra le riserve di franciacorta credo che annamaria clem> vittorio moretti! QUESTA è LA MIA OPINIONE!
    E sempre secondo me le migliori bolle icine italiane restano quelle del Giulio Ferrari (magari 97)!
    Cmq volendo potremo PROVARE a stilare una classifica data su base prezzo tipo meno di 20€, tra i 20€ e i 50€, e oltre!
    Ci proviamo??
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    Premesso che per bere un BUON francese occorrano diverse centiania di Euro....state tutti a parlare di due o tre marchi italiani di alto rango senza evidenziare cosa realmente bevano gli italiani.
    Parlo chiaramente del PROSECCO: un vino altrettanto nobile, leggero e fresco che piace soprattutto alle Signore.
    Nell'ambito della Marca Trevigiana esistono prodotti di altissima qualità e con costi ben inferiori ai "classici" della Franciacorta e ben più tollerati dal portafoglio e dal palato.
    Aziende come Bisol, Col Vetoraz, Ruggeri ( tanto per citarne solo tre) hanno nella loro produzione bottiglie di qualità elevatissima dal punto di vista organolettico che non superano i 18-20 euro nell'ambito del "Superiore di Cartizze" , arrivando a 10-11 euro per un ottimo Prosecco "semplice".
    Come detto da qualcuno, il metodo "classico" degli Champagne ( parlo soprattutto di quelli da 40-50 euro) e dei Franciacorta non apporta ( a mio avviso) nessun vantaggio in uno spumante e altresì comporta un bere troppo "impegnativo".
    Bere italiano è l'imperativo,comunque.

    Edited by Nottambulo - 13/1/2010, 17:46
     
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  14. 806686
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    Da buon veneto quoto COL VETORAZ in tutte le sue forme!
    Bisol is also very very nice!
    Ruggeri non mi ha mai dato troppe soddisfazioni!
    Vero si che si parlava solo di uve lombarde o trentine, per il semplice motivo che il processo di vinificazione è uguale agli champagne (metodo champenoise)!
    Il prosecco no, utlizza metodo charmat (praticamente le bollicine sono date dall'aggiunta di co2).
    ah dimenticavo, di uva x il prosecco ne esiste solo una (UVA PROSECCO COLTIVATA IN UNA DEFINITA ZONA DEL VENETO), mentre i metodi champenoise utilizzano varie tipologie dell'uva pinot, chardonney principalmente).
    Chiaramente il prosecco (E IO L'ADORO!) resterà sempre meno nobile in quanto le bollicine son "indotte".
    PS per un buon bere francese non si deve spender almeno 100€, penso al bollinger base, ruinart base, roederer base (siamo tutti sui 40-50€), da spender meno ho trovato buoni tutti i FOURRIER (cercali con google) chiaro che se spendi >100€ trovi cose dionisiache (krug, dp98/96, dom ruinart)!!
    MA ORA BASTA PARLAR DEI FRANCIOSI!
    Buona serata a tutti!
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  15. anipit
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    Avete assaggiato il Monterossa franciacorta?
     
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46 replies since 31/12/2009, 13:27   1690 views
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