Il mio Seiko 7016-5011 racconta...

Mettetevi seduti...

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    Questa è la storia, di fantasia ma non troppo, che mi ha raccontato il mio orologio. Leggetela solo se avete tempo, perchè è lunga quarant’anni.

    La prima faccia che mi ricordo dopo che il mio bilanciere ha cominciato a battere è di un signore con un lentino da una parte e un occhio a mandorla dall'altra. Mi guardava soddisfatto mentre finiva di abbigliarmi, sfere, vetro, bracciale. Poi qualche giro in giostra e finalmente mi sento a posto e sereno, io e il tempo siamo in sintonia. Mi scappa l'occhio, sul muro un bizzarro collega pieno di numeri dice che sono le 16:02:35 del 16 gennaio 1975. Il collega si chiama Quartz e, scoprirò in seguito, è uno che ha fatto dei gran casini ... Mi mettono su un bel cuscino con sopra scritto Japan, vedo altri simili a me seduti sotto la scritta Europe: solo dopo molto tempo scoprirò che la nostra differente destinazione indicava anche che, sotto sotto, eravamo più cugini presi che fratelli. Comunque non ho il tempo di ambientarmi che già mi stanno infilando in una scatola bordeaux, un paio di maglie a farmi compagnia e qualche carta. C'è scritto made in Japan, come il tatuaggio che ho sulla deployant. Poi tutto buio, la scatola viene chiusa e sento che mi stanno portando da qualche parte, via verso il Giappone! Ho idea che prenderemo la nave, il Giappone è un mucchio di isolette in mezzo al mare, ma io ho il disco giorni in lingua europea quindi sono un po’ confuso. E invece no, niente nave, dopo un po' mi ritrovo su un 747 JAL. Pensa te, prima volta che esco di casa e mi faccio un giro sul Jumbo Jet! Questo viaggio mi tornerà in mente, ahimè, una torrida sera d'estate di dieci anni dopo col mio capo, davanti al telegiornale ed una pizza, quando quell'aereo enorme scriverà sul libro dei record terribili un'altra pagina terribile. Comunque il mio volo mi porta in Europa, su al nord, dove il mio primo capo mi infila assieme ad altri colleghi in una bella scatola da esposizione col vetro. Gli altri se la tirano un po', hanno in testa una corona, ma la cosa più strana è la loro forma: sono tutti tondi. Voglio dire, stanno mica neanche male, ma un orologio tondo è strano, non c'è dubbio. Quando parla di me il capo mi chiama Monaco, non ho idea del perché, da buon giapponese ho un bel nome numerico, 7016-5011, e mi piacerebbe che usasse quello ma alla fine è un tipo simpatico. Andiamo alle corse dei cavalli e grazie alle mie capacità sa sempre quanto tempo ci impiega il primo e col flyback anche quasi il secondo e il terzo e gli altri. Ho sempre voluto studiare da rattrapante, ma sapete com'è, il tempo vola ed è rimasto solo un sogno.
    Il capo guarda un sacco di telegiornali e io con lui, pare che il mondo sia bello movimentato. Medio oriente, Africa, tutti che combinano disastri. D'altronde l'anno scorso pure un presidente americano ha cambiato mestiere prima del tempo (roba di un cancello che fa acqua, o cose così). Qui dalle nostre parti invece pare addirittura che qualcuno abbia messo insieme un aereo che vola 2 volte la velocità del suono. Io non ho la ghiera tachimetrica, ma mi sa che non servirebbe comunque, due secondi e un kilometro se ne va via, cosa vuoi misurare?
    Qui in Europa gli svizzeri si stanno riprendendo un po', tutta colpa di quel mio amico, mr Quartz, ma per ora di calibri crono integrati sottili come il mio non ne ho ancora visti neanche tra quelle montagne. Essere longilinei ha i suoi vantaggi anche se un po' mi prendono in giro chiamandomi TV, ma io sopporto tanto so che è tutta invidia. Abbiamo dovuto aspettare il 1987 perché Piaget facesse un anoressico ancora più sottile. Le mie due manine sovrapposte invece sono durate fino agli anni 2000, e c'è voluto uno di quelli famosi per copiarle.
    Il capo continua a guardare i TG, gli interessa particolarmente lo spazio dove ormai la gente passeggia come in un parchetto anzi, prima è andato in orbita un cane e poi un uomo dicono. C'è uno di noi che è diventato famoso famoso andando nello spazio, lo chiamano “Lo Speed”, e sembra pure che ci sia finito per caso. Fatto sta che ormai sono in tanti a guardare la Terra da la sopra, e qui sotto sembra ormai normale che quella specie di camper spaziale degli americani faccia la spola con lo spazio. Anche oggi, è gennaio, siamo davanti alla TV per cronometrare il lancio dello Shuttle. Sappiamo tutto, a partire dal conto alla rovescia. A -0.6 parte il rumore, il capo azzera il flyback e cominciamo a contare in avanti. Scia di fumo, 70,71,72, 73 secondi. Poi la fine del sogno, la scoperta che quel bestione non è una metropolitana, la macchina perfetta si porta via 7 persone. Io sto ancora contando, il capo guarda la TV e ascolta sbigottito il controllo che parla di una system malfunction. Quella sera conterò fino a notte, non ho mai girato così tanto, non ho mai contato così solo. Non so, avrò anche perso qualche colpo dei 21mila e rotti che diligentemente infilo ogni ora che passa. Poi arriva la primavera, il Challenger è quasi un ricordo ma, sapete, per uno che fa del tempo il suo mestiere non è semplice dimenticare ed ho già deciso che il 1986 è l'anno peggiore, ho 11 anni e la prima cicatrice. E invece dall'altra parte della cortina un tizio, tale Dyatlov, ci regala uno dei disastri più terribili della storia dell'umanità. All'inizio non si capisce bene, poi le cose si chiariscono. Negli anni arriveranno le immagini terribili dei biorobot, i liquidatori, che prendono in braccio pezzi di grafite sul tetto del reattore e li ributtano nel buco che erutta ancora il suo veleno. Non ci vuole la mia precisione per scoprire che il minuto di tempo che devono restare lì è ampiamente superato. Più i secondi scorrono sui loro Komandirskie, più la lancetta della loro vita scorre rapida come se tutte le spire si fossero strette in un abbraccio terribile. A noi orologi tocca spesso essere l’emblema di un momento proprio per la nostra capacità di rappresentarlo in maniera banale, di scrivere come nulla fosse nero su bianco che il mondo è arrivato esattamente lì. E il collega elettrico nella sala di controllo della centrale, si è fermato all’una e ventitrè, a scolpire nella storia l’inizio di una riflessione che non è ancora finita. Noi giapponesi abbiamo imparato nella maniera più dura cosa è la forza distruttiva dell’atomo penso, ed è per quello che da noi cose del genere non possono succedere, noi lo sfruttiamo con attenzione, col timore reverenziale di chi ha provato sulla propria pelle sciolta il ruggito radioattivo. Ricordo il momento in cui ho formulato esattamente questo pensiero, e ricordo altrettanto precisamente quando ho dovuto ricredermi, esattamente 25 anni dopo, per colpa di un'onda. Sono preciso, non infallibile. Comunque per un periodo anche io e il capo non facciamo più le nostre passeggiate, meglio evitare di prendere la pioggia dicono. Intendiamoci, io non ho paura dell'acqua, ma quella li fa male. Non serve tenere il respiro a fondo come fa il mio amico Sub, anche lui queste gocce incattivite dall’arroganza dell'uomo non le vuole sentire.
    Comunque il capo ha l’occasione per cambiare aria, l’azienda lo manda avanti e indietro dagli States con quell’aereo velocissimo. Spero sempre che tocchi a me, ma quelli con la corona sembrano più adatti all’ambiente. Addirittura ne arriva uno nuovo che è capace di sapere l’ora di due posti contemporaneamente. Schizofrenico. Una volta il capo se lo dimentica pure nella lounge di attesa e, in un mondo che non esiste probabilmente più, un gentile signore glielo riconsegna all’arrivo assieme al cappotto. Adesso, non per fare polemica, ma un giro sarebbe dovuto toccare anche a me, stiamo parlando di un aereo scomodo lo so, ma se parli di velocità non puoi non avere bisogno di un crono. Quanto dura la corsa di decollo? Quanto tempo passi sull’oceano? Mica te la cavi girando la lunetta.
    Comunque gli anni passano, il figlio del capo diventa grande e divento il suo regalo. Dopo qualche anno di università dobbiamo andare in Italia per un lavoro. E’ il 1988, la settimana prima di Natale, ho voglia di vedere Milano con le luci. Sono li che mi studio il biglietto aereo, siamo sulla credenza insieme, quando alla televisione raccontano che un aereo della Pan Am è finito sopra a un paesino scozzese. E’ già un disastro, e non sappiamo ancora tutta la storia, in poco tempo tra cancellazioni dei voli e persone che si ritirano sembra che nessuno debba più volare. Ci vorranno degli anni e alla fine, disastro nel disastro, scopriamo pure che un collega giapponese, Casio F-91W, ha preso parte a quella tragedia. Chiaro, ha fatto solo il suo mestiere e l’ha fatto al meglio. Per noi eseguire gli ordini non è facoltativo. Comunque noi partiamo lo stesso per l’italia, ci fanno pure un upgrade in business e ci trattano come fossimo di vetro. Io in parte lo sono, comincio a sentire gli anni e mi dimentico pure di cronometrare le solite fasi del volo. Il nuovo capo guarda fuori, mangia qualche stuzzichino, poi guarda me senza vedere l’ora e ricomincia il giro. Atterriamo in mezzo alla città di Milano nascosta dalla nebbia, aspettiamo 13 minuti e 6 secondi il taxi e cominciamo la nostra vita continentale.
    All’inizio non è male, stare al polso di uno studente tra discoteche, serate e attività un po’ … insomma, ci siamo capiti. Diciamo che il mio rotore bidirezionale è sempre agitato, il magic lever fa il suo lavoro in maniera precisa e la mia carica sempre è al massimo anche se non mi sembra di avere più il fiato che avevo da giovane. Prendo qualche botta certo, ma il mio papà giapponese mi ha fatto le ossa robuste. Ma c’è sempre qualcuno più bravo e un giorno mi trovo affiancato da un compatriota. E’ della forma giusta, o quasi, insomma non è rotondo ecco. E’ muscoloso e ha scritto G-SHOCK in evidenza. Per farla breve io rimango sempre più spesso sul tavolino, ascolto la radio. Purtroppo mi sveglio solo se qualcuno mi da una scossa, nemmeno posso rianimarmi girando la corona, per cui quegli anni li ricordo a sprazzi. Tra un telegiornale e un occhio al quotidiano scopro che a Berlino devono aver fatto una modifica al piano regolatore e rimosso una muraglia. Non so, qui a Milano lo fanno di continuo senza tutto ‘sto clamore. Un tizio simpatico con una macchia sulla testa deve aver a che fare con sta cosa, credo sia il geometra che ha diretto i lavori. In mesopotamia parte una guerra nuova, sai che novità, ma stavolta ci sono in mezzo gli americani. Non capisco molto di queste cose ma negli anni successivi ho occasione di fare la conoscenza di un Vostok, tale “Desert shield” che mi racconta un po’ di cose.
    Muore un cantante che il primo capo apprezzava parecchio, il sig. Mercury. Passavamo il tempo ad ascoltare una rapsodia cronometrando la durata delle diverse versioni, bei tempi!
    Il nuovo padrone segue la formula 1 e tifa un brasiliano che è clamorosamente forte. Spio le gare in televisione, una volta avrei cronometrato ogni giro ma adesso compaiono i numeri sullo schermo quindi mi rilasso e tifo Senna anche io. Fino al 1994. Maggio. Il primo. Direi che erano le 6 di sera quando la notizia è stata confermata. Lo so che dovrei sapere bene che ore fossero, ma per essere sicuri chiedete a 5600 era li anche lui ed era più lucido di me.
    5.676.480.000. Sono i battiti che celebrano i miei trent’anni, siamo nel 1995. In realtà non li ho contati proprio tutti, sono stato spesso addormentato ultimamente. Se mi guardo nel riflesso del cristallo, immacolato come il primo giorno, qualche ruga sulle sfere la vedo. Il capo passa le giornata con un'altra giapponese che sta invadendo il mondo, la chiama “La plei”. Quando è con lei le ore non c’è bisogno di contarle, arrivano gli amici e si va avanti fino a che sono stanchi. Spesso la sera si ferma qui la sua ragazza, che da quando l’ha picchiato sulla spalliera del letto si toglie sempre l’orologio prima di… insomma, ci siamo capiti. Così mi ritrovo a fare due parole con il suo Philip Watch. Molto preciso, lui si addormenta ogni qualche anno, io faccio discorsi da vecchio e lui mi fa notare che quello con meno smagliature sono io. Mi dice “perchè non ti fai una lucidata” e io “ma no sei matto?”. Ma sotto sotto un pensierino ce lo faccio, alla mia età un ritocchino si può anche prendere in considerazione. Ma poi penso che sono complicato dentro e anche fuori, satinato di qui e lucido di la, non voglio che una seduta alla beauty farm si trasformi in una plastica facciale e poi io non sono una principessa. Anzi, a ben vedere una delle poche vere principesse se n’è appena andata, l’altra notte, l'ha detto il TG del mattino. Tutti si concentrano sui minuti mostrati nei video delle telecamere di sorveglianza, hanno sempre anche i secondi. Ormai non siamo più gli indispensabili oggetti che scandiscono i minuti o i periodi per piantare i pomodori o la durata della partita di rugby. Il forno della cucina sa che ore sono, l’automobile anche, i computer nemmeno a dirlo. Stiamo diventando gioielli, belli e inutili. Io da giapponese non la capisco tanto sta cosa, ma sono stanco e mi rendo conto che il mondo, dal mio primo volo JAL è cambiato. A me i pantaloni a zampa di elefante piacciono ancora, ma ora la gente li mette solo a carnevale.
    Sta finendo il secolo e il Papa se ne va a Cuba per incontrare un tipo barbuto che porta due orologi dalla stessa parte. Un vecchio Vulcain mi ha raccontato che una decina di anni prima che nascessi io questo tizio stava per fare un casino bello grosso, per fortuna alla fine il mondo se l’è cavata. Il presidente americano che litigava con lui a quell’epoca è diventato famoso, qui da me gli hanno dedicato anche un cavalcavia. Ho sentito che parlando della corsa allo spazio quel presidente diceva che andava perseguita non perchè era una cosa semplice, ma una cosa difficile. Gran bello spirito, anche se l’orologio degli astronauti alla fine l’hanno preso in Svizzera. Comunque quel signore li purtroppo è uno di quelli per cui in tanti sanno esattamente che ora fosse quando è stato ucciso, tutti hanno guardato l’orologio e si ricordano che era mezzogiorno e mezzo. La mia generazione, i crono automatici, era ancorà in la da venire.
    Cambia il secolo e pure il millennio, gli amici perpetuali hanno il loro bel da fare anche se, diciamocelo, chi li porta non lo fa nè per sapere l’ora nè per sapere il giorno. Una piccola rivincita di noi ferramente: pare che ai computer, precisi a livelli maniacali, sia sfuggito che stiamo cambiando anno e secolo. Parlano di un animaletto, il millennium bug, che creerà casino. Il mio capo dice che per la maggior parte sono sciocchezze e che, tutto sommato, a lui va bene che è tutto lavoro in più e pure ben pagato. Fortunatamente dico io, perchè con i soldi del capodanno saltato arriva un nuovo amico, Breitling Navitimer, detto il Navi. E’ proprio bello, fisico maestoso e viso complesso, pieno di ragionamenti da fare con la sua lunetta miracolosa. Passiamo le sere a chiacchierare e fare quiz matematici, vince sempre lui ma va bene lo stesso. Quest’anno le mucche pare diventino tutte matte, avranno preso dalle persone dico io. Niente bistecche con l'osso, ma se aspetti le 18:01:03 le luci dei negozi si spengono e le ossa ricompaiono. Poi un altro evento di quelli che ti ricordi anche i secondi, preciso preciso. Il 25 luglio 2000 alle ore 14:44:31 quell’aereo velocissimo che non ho mai potuto prendere finisce finisce su una locanda poco dopo essere decollato in fiamme. E’ l’inizio della fine.
    L’anno successivo si torna a parlare di aerei. L’11 settembre succede non so bene cosa, ma da quel giorno il mondo prende una piega tutta diversa. Navi mi dice che quando adesso va in aeroporto lo fanno passare dalla macchine per le lastre anche se sta bene e il capo resta in mutande. A Linate succede un disastro e L’Italia sembra scoprire che a Milano, a Ottobre, potrebbe esserci nebbia. Adesso, non è che un giapponese deve insegnare a un bauscia le sue cose, ma io l’avevo capito la sera che sono arrivato.
    Nel 2002 arriva l’Euro e tutti i prezzi diventano difficili da calcolare, anche Navi ci mette un po’. Nel dubbio io faccio x2 e ci vado vicino. Mi sa che tutti fanno lo stesso ragionamento e parlano di prezzi raddoppiati, per fortuna la politica spiega che ci stiamo sbagliando. Ogni tanto esco con la ragazza del capo, lei va a correre e io conto allegro i minuti, è un po’ che non esco e sono felice anche se l’aria di Milano non è il massimo. Il problema è che sono sempre stanco. Quando mi rimette sul comodino mi addormento subito. Una volta duravo sveglio un paio di giorni, adesso fatico a fare un paio d’ore. Per fortuna la “capa” mi ha preso in simpatia e mi rimette in sesto ad ogni uscita, dice che porta il vecchietto a fare una passeggiata. Però più respiro e più sento le costole che mi fanno male. La sera non indico più l’ora perchè nel buio sono diventato invisibile, sono un’ombra. Arrivano nuovi amici, tutti cugini di Navi (sono in metà di mille in famiglia), arriva anche qualche Stowa. Ricordano i vecchi guerrieri aerei e, tutto sommato, non posso che essere contento che la guerra che a noi giapponesi ha fatto così male, oggi sia solo un argomento di moda.
    Ascolto il TG senza troppo interesse, ma stasera una notizia mi riporta indietro nel tempo. Il Discovery rientrando nell’atmosfera si sbriciola, un lancio di coriandoli sopra gli Stati Uniti. Mala tempora currunt, in Iraq ricominciano a fare a botte. Siamo nella primavera del 2004 e anche a Madrid gli orologi tornano alla ribalta quando sincronizzano alla perfezione gli attacchi alla metropolitana, Bush viene rieletto, russi e ceceni si sparano nelle scuole e nasce uno dei più temibili arnesi mai concepiti: Facebook. La gente non ha più l’orologio a scandire la propria vita, ha i post. Dico io, abbiamo fatto una fatica incredibile per raggiungere la precisione assoluta, Quartz ha falciato tutti come un dio salito dagli inferi, e adesso il massimo dettaglio cui siamo interessati è “prima del mio post” o “dopo il mio post”? No dico, scherziamo? Decenni a sviluppare complicazioni incredibili, ad ammucchiarle a decine in obesi e spettacolari orologi e d’un tratto c’è solo prima o dopo, se voglio sapere quanto è durato un volo basta che vada su un sito e lo ritrovo anche dopo mesi. Ma che mondo sta diventando?
    Passano gli anni, io passo dormendo la maggior parte del mio tempo. La capa adesso si porta in giro il telefono per fare le sue corsette. Dico davvero, il telefono che misura la strada, sa sempre che ore sono e fa anche la musica. Se quello è un telefono io sono un aeroplano. L’unica cosa che condividiamo è la durata del periodo da svegli, ridotta per entrambi. Devo guardare in faccia alla realtà, ho bisogno di farmi ricoverare, alla mia età non si può più far finta di nulla. Ma il capo non ci sente, anzi, ultimamente fa strani discorsi riguardo gli orologi. Come era stato per il Concorde, sento che sta per chiudersi un’epoca. Nel giro di qualche settimana i Navi se ne vanno tutti eccetto uno, restiamo io e lui. Il capo riprende a volare, vi avevo detto no che stava facendo il brevetto e aveva abbandonato? No, forse non ve l’avevo detto, la mia memoria fa cilecca troppo spesso. Scopro che il primo capo ci ha lasciati, peccato non averlo potuto salutare ma ci pensa Navi per me. Al ritorno il capo ha il polso libero e una specie di telecomando colorato in tasca. Quello è veramente una TV, non io. Lo estrae e me lo punta addosso, come un’arma, click click, e in quel momento realizzo che è una vera e propria esecuzione, sto per andarmene. Internet mi mangia, le mie foto segnaletiche sparse in giro per i 4 angoli del pianeta. Due righe di descrizione, epitaffio su una vita con quella famiglia. Venduto.
    Per fortuna non devo fare tanta strada, perchè la scatola in cui mi infilano non è il massimo, sembra mi prendano tutti a calci. Ricordo il volo JAL, altri tempi.
    Vedo il nuovo capo, non ho occasione di conoscerlo granchè, mi fa prendere un po’ d’aria e poi mi infila in un armadio. Sento bisbigliare in giapponese, forse dormo con altri Seiko, nell’ombra vedo la sagoma di uno grosso grosso, sembra un lottatore di sumo con la sua mutanda bizzarra. Forse sogno, una volta ho sentito alla radio una canzone che faceva “i vecchi non sanno nel loro pensiero distinguer nei sogni il falso dal vero”. Ecco, io sono cosi.
    Non so quanto tempo è passato, ma è di nuovo ora di finire in una scatola. Non penso il viaggio definitivo, insomma qui si parla di raccolta differenziata e mettere insieme plastica e ferro non si fa. No, sono sicuro che stiamo parlando di un corriere, riconosco le botte, nessuno paga un corriere fino alla discarica anche se, pensandoci bene, la tassa sullo sporco forse è esattamente quello. Sto delirando.
    Fatto sta che mi ritrovo in un ufficio, un tizio mi scarta come fossi un uccellino ferito, mi appoggia piano su un panno e mi guarda. O almeno penso io, non è che ci vedo più tanto bene. Spio il suo polso, svizzero-vestito. Sta parlando in una di quelle televisioncine, parla di rimettere a nuovo qualcosa, un orologio, forse sono io!! No. Io non ho un cinturino in pelle fatto a mano. E nemmeno una fibbia. Avevo un cugino che di solito era vestito con un cinturino rally in effetti, ma io no, guai a chi tocca il mio bracciale. Ogni cicatrice che porta è un ricordo, chiamarle hairlines non rende giustizia. Quella volta che il primo capo mi ha sbattuto sulla palizzata ai cavalli, vogliamo parlarne? Quella volta che la capa mi ha grattato contro lo scarpone da sci? Non ho fatto esplodere maiali subacquei d’accordo, ma le mie battaglie le ho combattute anche io. Oddio, sto parlando come un vecchio reduce al bar degli Alpini.
    Il capo adesso mi regola e fa due prove col crono, voglio fare bella figura e, tutto sommato, ci riesco. Scalzo lo svizzero che finisce sul panno mettendo in bella mostra le sue medagliette, e guadagno il polso. Vado e vengo un po’ di volte, trovare la dimensione adatta non si fa in un minuto. Uno di quelli con la corona una volta mi ha tirato una storia più finita su quanto è bravo lui a micro-regolarsi. Grandioso, io però ero un crono integrato supersottile flyback quando lui aveva il bracciale fatto con la latta delle Pepsi. Con l’età sono diventato acido, attaccabrighe, meglio che stia zitto e faccia una buona impressione al nuovo capo. Usciamo insieme qualche giorno, la sera mi mette sul comodino e purtroppo mi addormento. La mattina non sono mai sveglio prima di lui, faccio la figura del lazzarone. Spero di non deluderlo, porto bene i miei anni ma vorrei spiegargli che un giretto in palestra mi serve. Poi finisco nella stanza con gli altri, il mio periodo d’aria sembra già finito. Vorrei fare due parole ma tutti qui mi guardano dall’alto in basso e, cosa che mi da più fastidio, mi danno del ritardato.
    Poi una mattina mi sveglio in una busta. Non è quella della differenziata, ha le bolle. Vorrei dire al capo che se mi da in mano ad un corriere in quello stato potrei non sopravvivere. Per la prima volta ho paura ma mi trattano bene e quando riemergo alla luce sono in un bel laboratorio, pieno di corone (aridaje...) appese o fotografate alle pareti. Forse qualcuno dimentica che noi giapponesi abbiamo avuto l'imperatore e quello lo manda Dio in persona, tsk, corone... Certo, l'ultimo aveva una vocina stridula, ma dove sta scritto come deve essere la voce di un imperatore? Prima di quel 15 agosto chi è che l'aveva mai sentito? E poi, 4 minuti, forse 4:15, non bastano a giudicare. Tra l'altro, non per vantarmi, ma i miei 17 gioielli li ho anche io, senza vantare titoli roboanti. Comunque... Un ragazzo mi mette su un bussolotto, legge dei numeri e storce il naso. Dice che il mio cuore non batte come dovrebbe. Beh, dico io, non ci voleva Einstein per capirlo. Dopo una chiacchierata concordano che ho bisogno di un intervento importante, a cuore aperto, ma che quel giovane non può farlo. Ha il camice bianco si vede ma non è un medico. Due telefonate e siamo in viaggio verso un altro posto. Altro medico, questo mi etichetta come al pronto soccorso e dice che dovrà darmi un occhio più approfondito. Nel giro di due giorni mi fanno la visita e le notizie non sono buone, ho bisogno di un trapianto. Il problema non è l’operazione in se, roba di routine, ma non si trovano donatori. Passo una settimana di ansia, una telefonata qui, una mail di là, una ricerca su internet dall’altra parte, poi la sentenza: chiamano il capo e gli dicono che non si trova un donatore, è tempo perso dedicarsi a me ormai. Il mio cuore si ferma, no non come le altre volte, qui si parla di una condanna definitiva.
    Ma il capo pensa che io meriti un appello, non so cosa veda in me, mi dice delle cose, a momenti sembra che mi tratti come gli altri tant’è che intimiditi smettono di chiamarmi ritardato. Lo sento telefonare, pestare sulla tastiera mentre io sono appoggiato su una rivista di aeronautica, una delle costanti dei miei 40, eh si, sono 40, anni.
    Poi un giorno lo sento animato, parla con qualcuno al telefono, parlano di me. Detto fatto sono in una bella scatola, tutto imbottito, pronto per il prossimo viaggio. Zummm. In un baleno mi ritrovo in un altro laboratorio, faccio giusto in tempo a salutare che la mia cassa (no, dico, l’avete vista come si apre?) è in due parti sul tavolo. E qui perdo la memoria. Meglio così, quando poi mi faranno vedere le fotografie di tutti i miei pezzetti in giro per il tavolo…. brrr… Ci vogliono diversi montaggi e smontaggi prima di trovare la quadra ma poi non solo il mio cuore torna a pulsare a ritmo impeccabile, mi faccio anche un giro degno di una beauty farm: sfere, quadrante, tutto. Il ragazzo ci da dentro e miglioro ora dopo ora, ogni segno dell’età sembra scomparso, fila tutto liscio. O no? Una rughetta, piccola, così piccola che nemmeno col lentino la si vedeva su quel cristallo. Poteva anche non succedere niente, e chi la vedeva? Invece no, agli ultrasuoni non scappa proprio nulla e quella invisibile fessura si trasforma in un canyon che mi attraversa il vetro da parte a parte. Ancora, il problema non è installare un vetro nuovo, ma trovarne uno, e non sembra facile. Quindi? Il ragazzo tira fuori l’asso dalla manica, se non c’è il vetro ce lo facciamo fare. Solo un po’ di pazienza, qualche giorno, nel frattempo possiamo mettere a puntino ogni singolo battito del mio bilanciere, oltre che un tocco di rosso sulla punta della sfera secondi e un tono di giallo per rimettere quell’altra in armonia con quelle foto del catalogo di tanti anni fa. Poi di corsa nella busta e torno dal capo che adesso sembra davvero soddisfatto, mi guarda e mi porta sempre, ansioso di regalarmi qualche righetta nuova, non vorrei sembrare come certe vecchiette in TV che a forza di plastiche diventano delle caricature. E allora via a passeggio, non so bene quali cose ci sono li di fuori ma adesso so che di ognuna saprò perfettamente quando è capitata.



    Edited by babinski - 2/6/2019, 15:37
     
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    Non ho parole...emozionante e toccante..
     
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  3. emme22
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  4. Marcop1968
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    Nemmeno io so trovare le parole giuste, solo GRAZIE.
    L'ho letto tutto d'un fiato e in parecchi punti mi sono scese le lacrime.
    Grazie ancora di questo dono.
     
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    Ho letto tutto di un fiato...
    Una storia fantastica, emozionante, che ripercorre 40 anni di vicende osservate da un occhio "discreto"...
    Un compagno fedele da portare al polso...

    Questa storia racchiude perfettamente tutta la passione per gli orologi, è davvero fantastica...
    Sarebbe da tenere sempre stickata in prima pagina...

    Davvero complimenti vivissimi.
    Che meraviglia
     
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    Uno dei post più belli che abbia letto nella mia vita..grazie per il tempo e la pazienza nello scriverlo e per averlo condiviso.

    Buona serata.
     
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    Mamma che bella...
    Sono post come questo che mi hanno fatto iscrivere al forum, e che mi auspico siano sempre numerosi in sezione principale.
    Grazie.
    Grazie.
    Grazie.
     
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    Complimenti , bellissimo racconto.....
     
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    Questa è letteratura, questa è passione.
     
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  11. Etrusco_doc
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    Chapeau, veramente la sintesi perfetta di come ogni segnatempo per ognuno di noi significhi più di quanto altri credano.

    Bellissimo racconto :)
     
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  12. vecchia_cipolla
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    Una vera... CRONOLOGIA !

    Complimenti ! Andrebbe pubblicato su una rivista. :I:
     
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    Splendido racconto... :wub:
     
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    Avrei voluto che fosse "lunga" un altro po'... Fa bene leggere questi testi, scritti con grande passione e dedizione.

    Grazie!
     
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    Complimenti concittadino... davvero una bella avventura,letta con molto piacere...chapeau!!!!
     
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147 replies since 30/5/2015, 15:53   7208 views
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